La triscele dal greco antico τρισκελής (“che ha tre gambe”), fu utilizzata simbolicamente a partire dal mondo vicino-orientale per indicare la luna, il sole o più genericamente il moto degli astri.
Nell’arte greca la rappresentazione della triscele consisteva in una figura con al centro una testa femminile o gorgòneion (dalla testa di Medusa) dalla quale si dipartivano tre gambe con i piedi rivolti nello stesso senso.
Dalla triscele deriva Trinakìa o Trinakrìa, il nome col quale i Greci designarono l’isola di Sicilia formata da tre alti promontori: Capo Peloro (Messina), Capo Passero (Portopalo) e Capo Lilibeo (Marsala).
La triscele divenne anche un importante simbolo monetale e fu utilizzata da Fliunte, Egina, Milo e Derrones tra il VI e il V secolo a.C. e poi da Ierapitna e dalla confederazione licia nel IV secolo a.C.
Sempre nel IV secolo a.C., nel periodo pre-agatocleo (317-310 a.C.), anche Siracusa coniò le prime monete con la rappresentazione della triscele con il gorgòneion al centro. Fu poi, a partire dal periodo romano, che questa si affermò come simbolo rappresentativo della Sicilia, come si evince anche dalle emissioni monetali di Agrigento e Panormo.
La triscele o triskell fu anche uno dei più importanti simboli celtici, nella variante spiralata: rappresentava la triplice manifestazione del Dio Unico (forza, saggezza ed amore).
A partire dal 1072, in seguito alla conquista normanna della Sicilia, la triscele fu esportata e adottata sulla bandiera dell’isola di Man.
Nel 1282 durante il periodo della “Rivolta dei Vespri” la triscele fa la sua comparsa sulla bandiera siciliana, ma con i colori giallo e rosso invertiti: questi prendevano ispirazione dalla precedente bandiera del Regno di Sicilia e dai colori della città di Palermo, centro focale della rivolta contro gli Angioini.
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Solo più recentemente, nel 2000, la Regione Sicilia la riconobbe come bandiera ufficiale: i colori giallo e rosso sullo sfondo, con il giallo e le tre spighe di grano che si ricollegano alla fertilità della terra e del sole che splende sull’isola e il rosso che richiama il sangue versato dai siciliani durante i Vespri.