Con oggi si concludono le festività natalizie e così domani, con un pizzico di nostalgia, saremo costretti a togliere dalle nostre case tutti gli addobbi, l’albero e il presepe.   

A proposito del presepe, vi siete mai chiesti da dove ha avuto origine? 

La tradizione attribuisce la nascita del presepe moderno a San Francesco d’Assisi, il quale, dopo pellegrinaggio in Terra Santa nel 1223, rimasto colpito da Betlemme, chiese a Papa Onorio III di realizzare a Greccio, vicino Rieti, un presepe.

Il presepe di Francesco era costituito da una mangiatoia, da un asinello e dal bue, e su di esso il Santo celebrò l'Eucaristia, facendo rivivere ai presenti il miracolo della nascita di Dio.

Giotto, Presepe di Greccio, 1295-1299 circa, Assisi, Basilica Superiore (https://www.arteworld.it/presepe-di-greccio-giotto-analisi/)

 

L’evento della Natività è tra le scene più antiche e più raffigurate della storia. La sua importanza è dovuta al suo manifestare e spiegare il mistero della duplice natura di Cristo, umana e divina. 

Giovanni Damasceno, padre e dottore della Chiesa vissuto tra il VII e VIII secolo, afferma che «un tempo Dio, non avendo né corpo né figura, non poteva in alcun modo essere rappresentato da una immagine. Ma ora che si è fatto vedere nella carne e che ha vissuto con gli uomini, posso fare una immagine di ciò che ho visto di Dio».

Il momento della nascita di Cristo non è narrato allo stesso modo in tutti e quattro i Vangeli. Luca e Matteo narrano la nascita di Gesù, avvenuta al tempo della grande pace Augustea; Giovanni fornisce una definizione di carattere teologico «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi»; mentre Luca fornisce maggiori dettagli come la sistemazione del Bambino all’interno di una mangiatoia e l’arrivo dei pastori guidati dagli angeli. 

Gli altri elementi a noi familiari dell’iconografia della Natività vengono forniti dai vangeli apocrifi come, ad esempio, il Protovangelo di Giacomo (II secolo), il Vangelo arabo dell’Infanzia (VIII-IX secolo) e il Vangelo dello pseudo-Matteo (IX secolo).

La più antica rappresentazione della Natività si trova a Roma, all’interno delle catacombe di Priscilla, datata al II secolo. La scena è dipinta all’interno di un arcosolio (sepoltura scavata nella roccia e sormontata da una nicchia arcuata) ed è costituita dalla Vergine seduta con il Bambino in braccio e da una figura maschile che indica la stella, probabilmente il profeta Balaam secondo l’interpretazione di un passo delle Scritture che recita «Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele» (Nm 24,17). 

 

Scena della Natività, Catacombe di Priscilla, Roma (Natività, Catacombe di Priscilla, Gloria in Excelsis. La Natività nell’arte.
Percorso storico-artistico. Centro storico di Pesche (IS), 7 dicembre 2012 – 8 gennaio 2013)

 

Nelle scene più antiche Gesù è affiancato da uno o due pastori o anche da un profeta raffigurato con un rotolo di pergamena. Maria, invece, appare seduta su una pietra in disparte.

Dal V secolo comincia ad essere rappresentato Giuseppe, in sostituzione del pastore o del profeta, e solo a partire dal VI secolo Maria diventa il secondo punto focale della rappresentazione.

La vera e propria rappresentazione della Natività, così come oggi la conosciamo, compare intorno al IV secolo nell’arte cristiana grazie al Concilio di Efeso del 431, durante il quale venne proclamata la maternità di Maria; grazie all’istituzione del 25 dicembre, menzionato nel Depositio martyrum del 335 e infine, grazie alla costruzione della chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma nel 435 all’interno della quale furono custodite le reliquie della mangiatoia ed è per questo detta “Sancta Maria ad Praesepe”.

 

Reliquia Santa Culla a Santa Maria Maggiore, Roma
(
http://elioarte.blogspot.com/2013/01/roma-basilica-di-santa-maria-maggiore.html)

 

La presenza del bue e dell’asinello non è menzionata nei Vangeli, ma solo nei testi apocrifi e in un trattato di Origene del 220 in riferimento ad una profezia di Isaia, che avrebbe consentito di interpretare i due animali come simbolo della religione ebraica (il bue) e del paganesimo (l’asino) e del loro rifiuto di riconoscere in Cristo il Messia. I due animali sono stati, inoltre, interpretati come la raffigurazione dell’Antico Testamento (l’asino) contrapposto al Nuovo (il bue), come affermato da San Girolamo. 

 

Giotto, Scena della Natività, Cappella degli Scrovegni
(
http://www.ilcaffeartisticodilo.it/giotto-la-nativita-nella-cappella-degli-scrovegni-di-padova/)

 

Altro elemento centrale nelle raffigurazioni delle scene della Natività è dato dalla stella, che in una primissima fase appare in stretta connessione alla raffigurazione dell’Adorazione dei Magi. 

L’identificazione delle stelle con gli angeli traspare in molti testi biblici e della letteratura giudaica. Nell’iconografia cristiana antica la stella non è mai rappresentata con la coda, ma veniva raffigurata a fiore, a rosone o a forma di cerchio luminoso. Con il trascorrere del tempo è stata sostituita dalla testa di un cherubino o da un angelo in volo, e ciò spiegherebbe la corrispondenza tra la stella e l’angelo.

La comune rappresentazione a forma di cometa e la dicitura “stella cometa” si deve a Giotto, che impressionato dal passaggio della Cometa di Halley nel 1301, la dipinse nella Cappella degli Scrovegni a Padova.

 

Giotto, dettaglio della Cometa, Cappella degli Scrovegni, Padova (Cometa, Gloria in Excelsis. La Natività nell’arte.
Percorso storico-artistico. Centro storico di Pesche (IS), 7 dicembre 2012 – 8 gennaio 2013)

 

Le prime rappresentazioni dell’Adorazione dei Magi sono molto semplici e mirano a sottolineare il carattere simbolico del viaggio intrapreso dai tre Magi. L’indicazione del numero tre si deva a Papa Leone Magno (V secolo) in quanto i Vangeli non menzionano il loro numero esatto. La scelta di tale numero non è casuale, ma da ricollegare, come insegna Dante, alla sua natura divina. Le raffigurazioni più antiche sono molto semplici e lineari e includono solo la Madonna con il Bambino, rappresentato di circa due anni e in piedi, e i Magi. Gesù indossa una corta tunica ed è raffigurato in atto di benedire o stendere le mani verso i presenti. 

 

Scena Adorazione dei Magi, Cappella Greca nella Catacombe di Priscilla, Roma
(http://iconos.verboencarnado.net/primera-genesis-de-la-imagen-cristiana/roma-catacombe-di-priscilla-cappella-greca-adorazione-dei-magi-iii-sec/)

Nei primi secoli i Magi sono giovani imberbi e rappresentati secondo lo stesso modulo figurativo. Vestono in stile orientale con le brache e una corta tunica, a volte coperta da una clamide (un mantello), e il caratteristico berretto frigio, il pileus. I doni offerti - oro, incenso e mirra - sono posti su un semplice piatto e un elemento molto interessante è dato dalle mani, che coperte da un lembo del mantello, sono simbolo di purezza e di venerazione secondo il cerimoniale imperiale romano. L’oro è il simbolo della regalità di Cristo, l’incenso della sua divinità, mentre la mirra, usata nell’imbalsamazione, è il simbolo della morte e del sacrificio. 

Con il trascorrere del tempo la rappresentazione dei Magi subisce un’evoluzione dovuta alla differenziazione della raffigurazione dei soggetti (uno imberbe, uno con barba nera, uno con barba bianca) come nel caso del mosaico di VI secolo nella Basilica di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna. 

Ravenna, S. Apollinare Nuovo, Mosaico con i Magi
(https://www.aboutartonline.com/la-nativita-e-lepifania-nei-sarcofagi-dellantichita-e-nellarte-cristiana-e-paleocristiana/)

 

Scene dell’Adorazione dei Magi sono molto frequenti nei coperchi di alcuni sarcofagi del IV secolo. Un esempio è dato dal celebre sarcofago di Adelfia scoperto da Francesco Saverio Cavallari, il 12 settembre del 1872, all’interno dell’omonima rotonda nelle catacombe di San Giovanni a Siracusa. Nella rappresentazione i Magi, collocati a sinistra, portano rispettivamente una corona d’oro, sei grani d’incenso e due fialette di mirra; Gesù è collocato all’interno di una cesta ed è fiancheggiato dal bue e dall’asino; a destra si erge la figura di un pastore con bastone ricurvo e la Vergine seduta su una roccia.

 

Scena Adorazione dei Magi, Dettaglio del coperchio del Sarcofago di Adelfia, Siracusa.
(https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Sarcofago_di_Adelfia_(scene)_07.jpg)

 

Conoscevate queste curiosità? Cogliamo l’occasione per augurarvi una Buona Festa dell’Epifania.

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