Il mese di Marzo viene definito pazzerello perché lo si associa alle condizioni meteorologiche estremamente variabili.
In antichità, però, si sarebbe potuto utilizzare lo stesso termine per descrivere la stravaganza degli usi e dei costumi delle feste romane nel primo mese del calendario romano, dedicato in larga parte al dio Marte.
Roma, nella sua millenaria storia, fu crocevia di popoli e gradualmente assorbì credenze e festività religiose, provenienti non soltanto dalle regioni italiche direttamente confinanti.

5 Marzo - Navigium Isidi

La festa in onore alla dea Iside si svolgeva nel primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera: leggermente in anticipo rispetto alla Pasqua cattolica.
La statua della dea sfilava al di sopra di un carro navale per celebrare la resurrezione del suo sposo, Osiride. Venivano svolte delle processioni in maschera ed è probabile che il Carnevale, secondo alcune ipotesi, ne abbia preso spunto nei secoli a venire.
Dopo i decreti che proibirono ogni culto pagano la festa fu suddivisa in due parti: la prima riguardava la resurrezione di Osiride
e si legò a quella di Cristo, confluendo nella Pasqua, la seconda legata ai festeggiamenti più dissoluti sarebbe stata anteposta al periodo di Quaresima.

 

 

14 Marzo - Mamuralia

 Il nome proviene da Mamurio Veturio, il quale fu incaricato da Numa Pompilio di costruire undici scudi identici all’Ancile (il leggendario scudo che cadde dal cielo il primo giorno di marzo per volere di Marte e per preannunciare il futuro glorioso di Roma e la sua invincibilità). Mamurio fabbricò gli altri scudi per confondere chi avrebbe tentato di rubare il vero Ancile: ma la sua opera attirò la sfortuna sulla città ed egli venne cacciato via.
Fu per questo motivo che durante le celebrazioni un uomo conduceva la processione e poi veniva cacciato a bastonate dai concittadini, che lo sbeffeggiavano chiamandolo “
Mamurio”.
L’interpretazione che è stata fornita a proposito di questo rituale è quella dell’utilizzo di un capro espiatorio che si sarebbe addossato tutte le influenze negative per scacciarle dalla comunità e dare il benvenuto all’anno nuovo.

 

15 Marzo - Anna Perenna

La festa veniva celebrata nelle Idi in onore di Anna Perenna, un’antica divinità ritenuta la personificazione femminile dell'anno e del suo perpetuo ritorno: tra i romani, a supporto di questa ipotesi, si ricollega l'augurio di annare perannareque commode, ovvero “passare un buon anno dall'inizio alla fine”.
Il culto si svolgeva in un bosco, nella zona dei Monti Parioli, dove furono rinvenute delle
defixiones (maledizioni) in piombo ed alcune figure antropomorfe inserite a testa in giù in contenitori plumbei, che suggeriscono un nesso fra la dea e la magia.
La processione aveva lo scopo di ringraziare la dea per aver sfamato il popolo.
A questa seguiva una scampagnata con canti e giochi, che ricorda la nostra Pasquetta.

 

 

17 Marzo - Itur ad Argeos

Il 16 ed il 17 marzo si svolgeva a Roma una processione che coinvolgeva le Vestali, i Pontefici, i magistrati e tutti i membri della comunità.
La processione cominciava dal Celio e si concludeva sul
Palatium, faceva tappa presso i ventisette sacelli degli Argei (Argeorum sacraria) distribuiti nei vari rioni, dove i sacerdoti dislocavano altrettanti fantocci di paglia intrecciati in forma di uomini.
I simulacri degli Argei rimanevano nei sacelli per due mesi, fino al 14 maggio, quando un’analoga processione si concludeva con un curioso rituale in cui le Vestali gettavano nel Tevere dal ponte Sublicio i ventisette fantocci fatti di giunchi, con mani e piedi legati.
Le interpretazioni delle processioni e del rituale sono molteplici.
La gettata dei giunchi probabilmente fa riferimento al detto
sexagenarios de ponte, ovvero “si gettino i vecchi dal ponte”, interpretata come l’esclusione degli anziani dal diritto di voto.
La cerimonia affonda le sue radici nell’antichità e forse, originariamente, aveva anche lo scopo di invocare la pioggia dal cielo. La processione avrebbe rappresentato l'entrata dello spirito della vegetazione al principio dell'anno.

22 Marzo - 24 Marzo - Arbor Intrat - Dies Sanguinis

Le celebrazioni iniziavano il 15 marzo con la Canna intrat, una processione che terminava con l’arrivo al tempio di Cibele sul Palatino.
Venivano portati dei fusti di canne allo scopo di commemorare l'esposizione di Attis bambino in un canneto.
Il 22 marzo era la volta dell’
Arbor intrat, una processione che celebrava la morte di Attis: si tagliava un albero di pino (simbolo del dio), lo si fasciava alla base con delle bende di lana rossa e poi lo si decorava di viole e strumenti musicali e sulla sua sommità si ponevano le effigi del dio. L'albero veniva portato dai dendrofori fino al tempio di Cibele, dove avveniva la commemorazione funebre di Attis.
Il 24 marzo era, infine, il
Dies Sanguinis e si tenevano le cerimonie funebri in onore di Attis.
Il gran sacerdote si tagliava le carni con dei cocci e si lacerava la pelle con pugnali per spargere sull'albero-sacro il sangue fuoriuscito, per commemorare il sangue versato dal dio da cui nacquero le viole.
Il gesto veniva successivamente imitato dagli altri sacerdoti e dagli uomini che vi prendevano parte: cominciava poi una danza frenetica e si sguainavano le spade per ferirsi.
Il pino decorato veniva chiuso nel sotterraneo del tempio, da cui sarebbe stato rimosso l'anno successivo. La notte era poi passata nella veglia.

 

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